26.11.2021: perché è stata diramata l’allerta rossa
Ieri, 26 novembre, molti nel cosentino e nella valle del Crati si sono chiesti come mai la Protezione Civile abbia diramato un’allerta rossa senza che poi si verificasse un grande accumulo di pioggia, e nonostante tutta questa pioggia non fosse nemmeno prevista da diversi siti di previsione meteo. La domanda è rimbalzata anche sui social, alimentata da un disagio concreto di molte famiglie costrette ai tipici “salti mortali” organizzativi per via della chiusura delle scuole.
Cerchiamo di capire cosa è successo.
La prima questione è relativa alla previsione dell’evento. Il giorno precedente, 25 novembre, è accaduto qualcosa di molto interessante dal punto di vista della modellazione numerica del tempo meteorologico. Argomento per addetti ai lavori, vero, ma ricordiamoci che ha contribuito a modificare significativamente l’organizzazione della nostra giornata, quindi proviamo a dare un’occhiata più da vicino. Le previsioni meteo a scala locale avvengono in genere tramite dei modelli regionali (o ad area limitata) che fanno una specie di zoom su una definita regione del mondo, aumentando la risoluzione spaziale dell’informazione che può essere fornita dai modelli globali. I modelli globali sono però fondamentali perché forniscono ai modelli regionali le condizioni di partenza per poter fare le previsioni. I modelli globali sono pochissimi perché molto complessi da gestire. Tra essi i più famosi e, forse, importanti, sono due: il Global Forecast System (GFS), fornito dal NCEP degli Stati Uniti, che ha una risoluzione spaziale pari a circa 25 km alle nostre latitudini, e l’Integrated Forecasting System (IFS) fornito dal centro europeo ECMWF, con una risoluzione più elevata (9 km) ma purtroppo non disponibile liberamente per simulazioni di maggiore dettaglio – per questo molti modelli locali usano GFS. Ebbene, come talvolta accade, il 25 novembre le previsioni di pioggia dei modelli GFS e IFS non erano molto d’accordo su quello che sarebbe accaduto in Calabria il giorno successivo (l’immagine di seguito mostra le previsioni GFS, a sinistra, e quelle IFS, a destra – tratto da Meteologix).
La differenza tra i due modelli globali, almeno fino alla metà della giornata del 25, ha costituito forse il principale motivo dell’incoerenza che gli utenti hanno riscontrato confrontando le previsioni locali su diversi siti. Col trascorrere del giorno, tuttavia, i due modelli globali con le nuove simulazioni si sono allineati, così come i modelli locali che da essi traevano le informazioni principali. L’immagine di seguito mostra l’ultima previsione di pioggia cumulata per il 26 novembre prevista dal modello del CeSMMA, il WRF alimentato da GFS.
Questa invece è l’ultima previsione di pioggia cumulata per il 26 novembre prevista dal modello regionale COSMO, alimentato da IFS, con risoluzioni di 5 (sinistra) e 2.2 (destra) km (fonte portale Mistral). Si noti come la risoluzione del modello incida sulla distribuzione spaziale della pioggia, e come la distribuzione del modello ad alta risoluzione sia simile a quella di WRF.
Cosa è poi effettivamente successo ieri? Di fatto, le previsioni dei modelli si sono rivelate adeguate. In Calabria, la pioggia giornaliera cumulata più elevata si è verificata sul Pollino, con valori massimi intorno a 75 mm registrati a Laino Borgo (fonte Centro Funzionale Multirischi ARPACal). Il pluviometro Unical ha misurato meno di 30 mm. La figura di seguito dà un’idea qualitativa della distribuzione della pioggia ieri in Calabria e dintorni (fonte piattaforma radar del Dipartimento della Protezione Civile).
Dunque, se alla fine le previsioni meteo non annunciavano eventi particolarmente intensi su Cosenza e hinterland, si ripropone la domanda: come mai l’allerta rossa? La risposta si trova guardando con attenzione il bollettino diramato dalla Protezione Civile.
Nel bollettino si fa riferimento ad 8 zone di allertamento. Il territorio all’interno di ognuna delle zone è trattato in modo omogeneo. Quando è stato diramato il bollettino (poco prima delle 13:00 del 25 novembre, perché alle strutture di protezione civile deve essere dato il tempo di adeguarsi al livello di allertamento), le previsioni per il 26 sembravano indicare criticità in alcune aree delle zone di allertamento 1 e 2, dunque le zone nella loro interezza sono diventate rosse.
Le zone di allertamento hanno le dimensioni mostrate nel bollettino in ossequio ad un principio di prudenza: in considerazione dell’incertezza dei modelli meteorologici (e le differenze tra GFS e IFS mostrate all’inizio ne sono un esempio), sono state definite delle zone abbastanza grandi da tenere conto di tale incertezza. Gli amministratori, ed in generale chi ha responsabilità sul territorio, sono chiamati ad attenersi alle indicazioni e disposizioni derivanti dalla catena di Protezione Civile. Intanto, i modelli di previsione numerica stanno migliorando molto rapidamente le loro prestazioni, cosa auspicabile considerando anche gli scenari previsti a causa del riscaldamento globale. Continuando a impegnarsi per rendere tali modelli ancora più efficienti, è opportuno lavorare anche per ripensare le zone di allertamento, rendendole sempre meno ampie ed eterogenee.